"Ciò che spinge l'essere umano nell'arte come nella scienza è essenzialmente il desiderio di liberarsi della vita quotidiana e della sua insopportabile volgarità e monotonia e di liberarsi dei ceppi dei desideri più banali. L'essere umano se ben forgiato, non vede l'ora di liberarsi nel mondo dell'osservazione e del pensiero oggettivo."
Sensei Maharishi Sathyananda
La frase sostiene che l'impulso primario che muove l'essere umano verso l'arte e la scienza non è utilitaristico, ma è una spinta alla fuga e alla liberazione.
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"liberarsi della vita quotidiana e della sua insopportabile volgarità e monotonia": Questo è il cuore della prima parte. La quotidianità è vista come un peso, un luogo di bassezza ("volgarità") e ripetitività ("monotonia"). Arte e scienza diventano quindi vie di fuga, modi per elevarsi oltre il banale e il contingente. L'arte crea mondi alternativi, la scienza cerca un ordine superiore e leggi universali.
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"liberarsi dei ceppi dei desideri più banali": Questa aggiunge un livello morale o spirituale. I "desideri più banali" (il cibo, il riparo, i piccoli piaceri o le preoccupazioni futili) ci tengono legati alla sfera puramente biologica o sociale. L'impegno nell'arte o nella scienza sposta l'attenzione su obiettivi più alti, disinteressati o universali, liberando la mente da queste "catene".
L'Ideale dell'Essere Umano "Ben Forgiato"
La seconda parte introduce la figura di un individuo che ha sviluppato una certa sensibilità e maturità, definito come "se ben forgiato". La metafora della "forgiatura" suggerisce un processo di educazione, disciplina e modellamento interiore.
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"non vede l'ora di liberarsi nel mondo dell'osservazione e del pensiero oggettivo": L'individuo maturo non solo fugge dal banale, ma è attivamente attratto da un altro mondo: quello dell'osservazione (tipica della scienza, della percezione disinteressata) e del pensiero oggettivo (lontano dalle emozioni e dai pregiudizi personali).
Questa visione è molto vicina al pensiero di alcuni grandi intellettuali, in particolare Albert Einstein, che in diverse occasioni espresse concetti molto simili riguardo alla sua motivazione nella scienza, descrivendo la ricerca scientifica come una via per fuggire dalla miseria dell'esistenza individuale e per contemplare l'ordine cosmico.
In sintesi, la frase celebra l'arte e la scienza non come mezzi per migliorare la vita materiale, ma come le più nobili vie d'uscita dalla prigione della volgarità e della necessità quotidiana, riservate a chi ha sviluppato la capacità di apprezzare la bellezza e l'ordine nel pensiero e nell'osservazione oggettiva.
È un elogio dell'intelletto e della contemplazione disinteressata come forma ultima di libertà.
"Uno dei motivi più forti che conducono gli uomini all'arte e alla scienza è la fuga dalla vita quotidiana con la sua dolorosa crudezza e la tetra mancanza di speranza, dalla schiavitù dei propri desideri sempre mutevoli."
Albert Einstein

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